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Dopo il CIPESS (Comitato Interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) e il CITE (Comitato interministeriale per la transizione ecologia) è stato istituito il  CIPOM.

Il Decreto 173/2022 ha modificato il Decreto Legislativo 30 luglio 1999, n. 303 (Ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri), inserendo un nuovo articolo (Art. 4-bis) sulle “Politiche del mare” che prevede l’istituzione del Comitato interministeriale per le politiche del mare presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (CIPOM). In base al nuovo art. 4-bis del DLgs. 303/1999, il CIPOM coordina, indirizza e promuove l’azione del Governo con riferimento alle politiche del mare ed ha il compito di assicurare, ferme restando le competenze delle singole amministrazioni, il coordinamento e la definizione degli indirizzi strategici delle politiche del mare.

Il CIPOM provvede anche alla elaborazione e approvazione del “Piano del mare”, con cadenza triennale e monitora l’attuazione del Piano, lo aggiorna annualmente in funzione degli obiettivi conseguiti e delle priorità indicate anche in sede europea e adotta le iniziative idonee a superare eventuali ostacoli e ritardi.

Il CIPOM si configura, pertanto, come uno strumento effimero o potente, a seconda della gestione che ne verrà fatta, che spingerà i Ministri a confrontarsi con i colleghi e che avrà, se accompagnato da significativi interventi di semplificazione che riportino al Comitato l’espressione, in una sola sede, di tutti i pareri ministeriali necessari, enormi potenzialità ai fini della razionalizzazione della programmazione  permettendo l’attuazione di un processo decisionale coerente e pratico nella sua della sua implementazione.

Al riguardo, vale la pena di sottolineare alcuni aspetti che, prima facie potrebbero apparire poco rilevanti, ma che in realtà fanno intendere la vera traccia della rotta che si intende seguire.

In primo luogo,  occorre osservare la sovrapposizione di tanti Ministeri nei vari Comitati (1). Parte di questi compaiono anche nel CITE (2). Tutti e qualcuno in più sono anche membri del CIPOM (3).

In questo contesto, è ragionevole domandarsi quale sarà l’effetto dell’azione del neonato CIPOM sulla potestà pianificatoria e attuativa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.? Io non mi straccerei le vesti Non c’è da aver paura, tutt’altro, nonostante tanti comitati che sembrano tutti uguali.

La verità è che settorializzare e specializzare il processo istruttorio e decisionale di competenza dei Ministri può generare qualità della decisione stessa e un tempo significativamente ridotto. Proprio mettendo in campo un numero di addetti molto superiore e specificamente qualificati, che lavorano contemporaneamente, producendo prodotti realistici, rigorosi e di qualità. Ai Ministri non resta che decidere!

Ma tutto ciò, come accennato, deve essere accompagnato da interventi normativi volti a concentrare il processo valutativo di competenza di Enti e Ministeri in una unica sede, quella del Comitato, superando la cultura dei pareri senza scadenza, e spesso affidati ad addetti non abbastanza qualificati per le questioni che esaminano, che tanto ha frenato la programmazione e la tempestiva realizzazione delle politiche infrastrutturali, energetiche e di intervento del Paese.

Il CIPOM nasce proprio con il compito di assicurare il coordinamento e la definizione degli indirizzi strategici delle politiche del mare, attraverso l’approvazione di uno strumento i cui contenuti sono da condividersi tra tutti i membri: il Piano del mare, che definisce i suddetti indirizzi strategici in materia di:

  1. a) tutela e valorizzazione della risorsa mare dal punto di vista ecologico, ambientale, logistico, economico;
  2. b) valorizzazione economica del mare con particolare riferimento all’archeologia marittima, al turismo, alle iniziative a favore della pesca e dell’acquacoltura e dello sfruttamento delle risorse energetiche;
  3. c) valorizzazione delle vie del mare e sviluppo del sistema portuale;
  4. d) promozione e coordinamento delle politiche volte al miglioramento la continuità territoriale da e per le isole, al superamento degli svantaggi derivanti dalla condizione insulare e alla valorizzazione delle economie delle isole minori;
  5. e) promozione del sistema-mare nazionale a livello internazionale, in coerenza con le linee di indirizzo strategico in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese italiane;
  6. f) valorizzazione del demanio marittimo, con particolare riferimento alle concessioni balneari;

Quindi ben ampi sono gli orizzonti del Comitato. Lo scopo è evidentemente quello di coordinare, razionalizzare ed efficientare un sistema ben più complesso, se possibile, di quello dei trasporti, composto di interessi che vanno ben al di là del funzionamento dell’interfaccia mare-terra della catena logistica, solo uno degli elementi, a ben vedere quasi residuale, rispetto alla rilevanza degli interessi in gioco per il Paese.

Le competenze sul sistema mare sono suddivise tra molti ministeri che si occupano di sviluppo economico, turismo, energia, risorse minerarie, difesa, sviluppo tecnologico, ambiente, e chi più ne ha più ne metta. Tanto è vero che anche l’esperienza francese ci ha consegnato un ministero di coordinamento, le cui decisioni devono essere condivise tra i ministri competenti, senza volere, o riuscire a, sottrarre e concentrare le competenze necessarie nel nuovo organismo sottraendole ai ministeri.

Quella del ministero del mare e del CIPOM è quindi solo la implementazione nazionale di esperienze già attive in Europa, volte a riportare la pianificazione di settore a un unicum condiviso a livello di governo.

E il peso della pianificazione e realizzazione delle infrastrutture portuali, della logistica di ultimo miglio e della gestione delle concessioni portuali, in questo contesto di respiro internazionale, ha una rilevanza davvero micro-settoriale, che deve contribuire al sistema ma non è il sistema. Tanto è vero che tra le materie di interesse del CIPOM, quelle che afferiscono al sistema portuale e logistico sono in netta minoranza: valorizzazione delle vie del mare e sviluppo del sistema portuale; promozione e coordinamento delle politiche volte al miglioramento la continuità territoriale da e per le isole, valorizzazione del demanio marittimo. E in queste materie coordinarsi con i colleghi ministri a livello di governo non potrà che essere un valore aggiunto.

Le navi ai porti ci devono arrivare e per questo c’è bisogno di orientare le relazioni internazionali, promuovere e difendere le rotte marittime. Per far funzionare gli asset portuali e logistici in modo green c’è bisogno di energia rinnovabile, sviluppi tecnologici, interventi di digitalizzazione che si basano sulla disponibilità di dati che viaggiano lungo i cavi sottomarini, altro asset strategico da sviluppare e difendere.

Proprio il contributo nel settore marittimo degli esteri, della difesa, con la Marina Militare, dell’industria estrattiva ed energetica è stato trascurato negli anni, riducendo la percezione del sistema mare a quella di un asset esclusivamente di interesse ambientale, con un unico soggetto attivo nel Ministero dell’ambiente.

E anche l’elaborazione dello strumento di pianificazione dello spazio marittimo, tuttora in corso, anche sotto la supervisione del Ministero delle infrastrutture si concentra, soprattutto, sugli aspetti ambientali.

Il 31 luglio ha visto la luce il primo documento di pianificazione strategica nazionale. Un documento che ha posto la necessità di mettere nuovamente al centro la c.d. politica di programmazione, da anni dimenticata.

Se il CIPOM dovrà avere una effettiva rilevanza tutti gli strumenti di pianificazione di settore non solo dovranno adeguarsi agli indirizzi del “Piano del mare”, ma la loro approvazione dovrebbe essere deliberata dal CIPOM stesso, al fine di assicurare il coordinamento delle politiche del mare del Paese e la coerente allocazione delle risorse destinate al settore.

Molti temono che il Ministero del mare e il CIPOM saranno gusci vuoti, ma invito a meditare sul fatto che, tra altre cause, sia stata proprio l’autoreferenzialità di tanti ministeri e la relativa caccia indiscriminata alle risorse, troppo spesso non spese, a rallentare lo sviluppo del settore marittimo come sopra declinato.  e Che sia il momento finalmente di fare squadra?

(1) Membri del CIPESS sono: il Ministro dell’economia e delle finanze e i Ministri degli affari esteri (ora Affari Esteri e Cooperazione internazionale), dello sviluppo economico (ora Ministero delle imprese e del made in Italy), delle infrastrutture e dei trasporti, del lavoro e delle politiche sociali, delle politiche agricole alimentari e forestali (ora Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste), dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (ora Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica), dei beni e delle attività culturali e del turismo e dell’istruzione (ora Ministero dell’Istruzione e Merito), dell’università e della ricerca, nonché i Ministri delegati per gli affari europei, per la coesione territoriale e per gli affari regionali, e il Presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome.
(2) I cui membri sono i Ministri dell’ambiente e della sicurezza energetica, delle imprese e del made in Italy, dell’economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti, del lavoro e delle politiche sociali e dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
(3) Il Ministro delegato per le politiche del mare, le Autorità delegate per le politiche europee, le politiche di coesione e il coordinamento del PNRR, i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa, dell’economia e delle finanze, delle imprese e del made in Italy, della agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dell’ambiente e della sicurezza energetica, delle infrastrutture e dei trasporti, della cultura e del turismo.
Sei ministri compaiono in tutti e tre i comitati, 4 solo in due e 6 solo o nel CIPESS o nel CIPOM. Insomma, avranno un bel da fare.